Pesca Per Pesci

Pesca Per Pesci è nata durante l’Arteria Festival curato da Sabina Oroshi in collaborazione con il Museo Lapidarium di Novigrad, Croazia.
Si tratta di una scultura subacquea precedentemente realizzata
per l’installazione culinaria Pesca Senza Pesce e successivamente
collocata vicino al delta del fiume Quieto durante un workshop di una giornata in cui è stato possibile discutere degli aspetti ecologici che caratterizzano e accomunano la Laguna di Venezia e l’area del delta del fiume Quieto. Realizzato con materiali provenienti dal fiume e componenti nutritive per la fauna locale, la scultura ha lo scopo di rivitalizzare pesci, uccelli e organismi che nel corso degli anni hanno subito rapidi cambiamenti dovuti alla pesca intensiva, l’inquinamento delle acque, la presenza di nuove specie e modifiche morfologiche del territorio da parte dell’essere umano.

Dieta di Resistenza

Sfruttamento del sottosuolo e dell’Oceano, conflitti politici e militari per l’espansione delle acque territoriali e privatizzazione di beni comuni causano danni non solo ambientali ma anche culturali: svalutando, cancellando e infine dimenticando antiche tecniche produttive. Le diverse conoscenze locali emergono infatti da specificità territoriali, ma stanno venendo ovunque erose per lasciare spazio a tecniche standardizzate, legate a dinamiche industriali e di grande distribuzione, provocando una pericolosa rimozione culturale: un’amnesia collettiva che porta le comunità a dimenticare la propria cultura localizzata e connessione con l’ecosistema – la cosiddetta shifting baseline syndrome.

La progettazione di una dieta di resistenza non intende limitarsi a una specifica area geografica, ma piuttosto essere condivisa con luoghi e persone accomunati da situazioni ambientali, economiche e sociali simili: perdita di suolo fertile e danneggiamento degli ecosistemi marini, inquinamento di terra, aria e acqua, declino della biodiversità, monocolture e pesca eccessiva, utilizzo di sostanze nocive e reti a strascico, spopolamento dei territori e perdita dei saperi tradizionali, standardizzazione di produzione e distribuzione.

Il progetto è stato sviluppato nell’ambito del programma Convivial Table 2024 curato da Barbara Nardacchione nello Spazio Oceano e con la partecipazione di un gruppo di persone selezionate attraverso una open call che ci hanno accompagnato in cinque appuntamenti tra installazioni, escursioni in laguna, talk e workshop.

Foto: Giulia Marzorati

Semi boombastic

Progetto di guerrilla gardening lagunare in occasione della festa della bragora / sagra prodiga a Venezia. Argilla all’alga, terra, acqua e simi di piante e fiori alofiti attaccati nelle prossimità dei canali per una Venezia selvaggia e invasiva (di erbe).

Serviteur Muet

Serviteur Muet è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Barena Bianca e Sugar Koka. L’interesse condiviso per l’arte culinaria e per temi socio-ecologici legati alla Laguna di Venezia creano un terreno fertile per la sperimentazione di nuovi scenari edibili negli spazi del giardino di Palazzo Venier dei Leoni al Guggenheim di Venezia. Traendo spunto dalla costruzione dello spazio attraverso la luce e i colori nell’opera del pittore Edmondo Bacci, viene concepita un’installazione composta dal susseguirsi di ripiani irregolari di zucchero e burro. La trasparenza delle superfici simil-vitree alternate a grasse lucentezze si amalgamano con i paesaggi e le cartografie lagunari. Schiume, creme, orsetti, perle ed erbe dall’aspetto ingannevole sono i frutti di questo arbusto sapido e dolciastro di cui alla fine rimarrà poco o niente. Si scioglie, si spezza, ci nutre e scompare.

Foto: Giacomo Bianco

Sguazziamo!

Sguazziamo! è un laboratorio di ecologia fluviale elaborato nel contesto di Fare Acqua, la quarta edizione di Traffic Festival, sulle rive del fiume Cesano, nelle Marche. L’idea parte dall’antico gioco della “pesca al contrario”, una specie di mosca cieca in cui il bambino/a al centro impersona un pesce e, senza usare la vista, deve pescare un altro/a partecipante. Gli altri bambini/e formano un cerchio attorno al pesce e, usando delle canne, pongono delle esche. Quando il pesce prende l’esca, “mangia” il pescatore/rice e i ruoli si invertono. 

A partire da questo gioco storico simbolico, Barena Bianca sviluppa un discorso sui fiumi e i suoi abitanti – pesci e altri organismi – realizzando artigianalmente delle maschere che replicano i pesci dei corsi d’acqua locali e delle esche che possono essere buone o cattive. Attraverso queste, i bambini/e imparano il ruolo dei fiumi, dei loro abitanti, così come l’impatto naturale, chimico e naturale su pesci e fiumi. Dopo aver realizzato la parte didattica e artigianale del laboratorio, i bambini/e sono accompagnati/e in un’esplorazione dell’ecosistema, trovando un luogo dove giocare alla “pesca al contrario” in armonia con il fiume. 

I bambini/e diventano dunque i pesci del fiume attorno a cui abitano, e al contempo ecologisti, coltivatori, scienziati e politici. Attraverso questa sorta di gioco di ruolo si sviluppa una connessione emotiva col fiume, imparando in maniera intuitiva l’inevitabile rapporto vitale tra umani, non umani e corsi d’acqua.

Il laboratorio, pensato e sviluppato sulle sponde del Cesano, è replicabile in ogni luogo attraversato, circondato o affacciato su un corpo d’acqua – fiumi, lagune, laghi o mari.

Never let me Gò, Tunaight

Il progetto “Never let me Gò, Tunaight”, in collaborazione con Ilaria Genovesio, intende tracciare un parallelo tra le città di Istanbul e Venezia, attraverso l’individuazione di una o più specie marine estinte e aliene che accomunano il Mar di Marmara e l’area marina del Mar Adriatico settentrionale e della Laguna Veneta. Tradurre la ricerca e l’analisi di questi elementi in un linguaggio artistico e visivo ci ha permesso di accendere dibattiti tra Istanbul e Venezia intorno a questioni urgenti e condivise quali l’inquinamento, la globalizzazione, i cambiamenti climatici, la pesca eccessiva, l’alimentazione, il turismo e la biodiversità. Il progetto ha preso forma con una serie di ricerche preliminari condotte a Venezia, volte all’individuazione delle specie marine in questione in collaborazione con musei, ricercatori, pescatori e commercianti di pesce locali. Nella seconda metà di giugno, per un paio di settimane, il progetto si è spostato a Istanbul col supporto dell’artist run space PASAJ che ci ha accompagnato nello sviluppo della ricerca e in particolar modo nel tessere rapporti con enti, iniziative e personalità locali fondamentali per arricchire il progetto presentato a luglio nell’art center Barin Han.

Durante il periodo a PASAJ abbiamo realizzato delle sculture mobili e volanti ritraenti un ghiozzo ( in veneziano), un tonno e delle noci di mare – specie invasiva, uno ctenoforo che si sviluppa in acque calde danneggiando la fauna marina locale. Due pesci iconici, il Gò per Venezia e il Tonno per Istanbul, presenti in entrambe le acque e accomunati da passati gloriosi ed un presente alquanto critico e precario. Al contrario le noci di mare sono l’immagine di un presente contaminato, in contrasto con il fragile equilibrio dei mari, e che invade in maniera nociva ecosistemi fragili come la Laguna di Venezia e il Bosforo. 

Passeggiare assieme ai due pesci verso la cima dell’isola di Büyükada ci ha permesso di osservare dall’alto quello che oggi è Istanbul, le sue acque e i suoi abitanti. Allo stesso tempo abbiamo instaurato un legame tra queste due specie e di conseguenza tra le due città. Un legame che intende proseguire e svilupparsi nei prossimi anni grazie alla collaborazione al progetto di Ilaria Genovesio e al supporto di PASAJ e Artport Making Waves.

Piantagruèl

Piantagruèl è un processo partecipativo iniziato da Meta Forte con Barena Bianca, Tocia! e Spontaneus Lab nel Nord della Laguna Veneziana nel 2021. L’edizione 2022 vede aggiungersi altre iniziative dell’ambiente veneziano come We are here Venice e Prometheus Open Food Lab. Attraverso escursioni, laboratori, incontri con esperti locali e altre modalità sperimentali collegate all’idea di “place-based education”, Piantagruèl cerca di approfondire la conoscenza ecologica locale di zone specifiche della penisola del Cavallino e delle sue zone circostanti, tanto verso la laguna quanto verso l’entroterra. Specificamente, il progetto e i suoi partecipanti si sono concentrati sulle erbe spontanee, sulla flora e la fauna del territorio e sulle caratteristiche dell’ecosistema in due sensi: da una parte capire i loro mutamenti e i loro utilizzi tradizionali, dall’altro esplorare possibile sviluppi nel presente e nel futuro.

Sviluppandosi attraverso intere giornate, spesso senza divisione tra momenti educativi e conviviali, Piantagruèl mira a creare un ambiente di apprendimento orizzontale in cui ogni partecipante porta la sua esperienza, e in cui la dimensione ecosistemica gioca un ruolo fondamentale: immergendoci in esso, l’apprendimento tradizionale si mescola a una modalità più diretta e immersiva derivata dalla natura circostante.

Brodo Primordiale

Nel 2021 Barena Bianca ha concepito l’idea di un metaforico “Brodo Primordiale”, una ricetta filosofica in cui il brodo ingloba tutti gli ingredienti che lo costituiscono. La prima versione è derivata dalla laguna di Venezia, un compagno artistico del saggio di Fiona Middleton e Pietro Consolandi “Re-Sourcing the Strands of Life: La politica biocentrica nel brodo primordiale”, pubblicato da Strelka Mag. Nel saggio gli autori sostengono che il brodo primordiale, da cui la vita emerse dopo un misterioso evento ancora discusso dalla comunità scientifica, rappresenta un momento chiave di collaborazione interspecifica in cui diverse forme di vita interagirono in modo caotico verso un obiettivo comune. In questo senso, la stessa nascita della vita può essere considerata come il più grande risultato politico raggiunto da un’assemblea interspecie. Da questo punto di vista, possiamo vedere gli ecosistemi come un patrimonio comune che è stato costruito da successive assemblee di forme di vita: le risorse che sono state accumulate attraverso milioni di anni di azione biotica non possono quindi essere sfruttate per il benessere dei soli umani. 

Per incarnare questa idea filosofica, Barena Bianca ha sviluppato un brodo che include elementi che hanno attraversato la laguna in diverse fasi della sua vita: primordiale, storica o contemporanea. La laguna stessa è infatti un ecosistema altamente dinamico, che è stato modellato nel corso della storia da agenti come i fiumi e il mare, e dall’azione umana – responsabile del suo stato attuale, sempre più simile a un ramo del mare Adriatico. 

In questo brodo primordiale non c’è una gerarchia stabilita e tutti gli elementi contribuiscono al risultato finale, in cui molti dei partecipanti sono mascherati o dissolti: ma la loro presenza costituisce ciò che il fruitore dell’opera sperimenta nel momento dell’assaggio. 

Il brodo è per sua natura site-specific: se la prima versione ha voluto incarnare le diverse fasi della laguna, la seconda – sviluppata durante Piantagruél 2021 – ha creato un rapporto con la penisola di Cavallino, modellata dalla deviazione dei fiumi e che racchiude le tre anime della campagna, della laguna e del mare in una stretta striscia di sedimenti e sabbie.

“Come va lì? Qui…”

“Come va lì? Qui…”, parte del programma globale WE ARE OCEAN, è un laboratorio collaborativo di geografia critica sviluppato da Barena Bianca per chi vive a Venezia e persone che convivono con gli stessi problemi in tutto il mondo. Tramite una riflessione condivisa sulle minacce che ci accomunano, il laboratorio crea un’idea di geografia che non vede il globo dal punto di vista della divisione in stati-nazione, ma come un insieme di creature che si trovano a dover fare i conti con delle sfide comuni. Così, impariamo che Venezia si può trovare anche a Jakarta e New York, Kyoto e San Paolo, e che nessuno di noi è solo nella lotta per avere un futuro abitabile. 

Clicca per aprire e interagire con la mappa

La mappa digitale, opera che riassume tutti i contributi mandati da amici e alleati da tutto il mondo agli studenti di Venezia, è realizzata in collaborazione con l’artista Donato Spinelli. Questa andrà a crescere nei prossimi anni mostrando una rete di solidarietà in continua espansione. I contributi saranno condivisi con gli studenti che parteciperanno al laboratorio, che si terrà non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno, e una serie di “cartoline” di risposta saranno inviate in tutto il mondo, creando una connessione diretta tra “lì” e “qui”. 

Il laboratorio è prodotto da ARTPORT_making waves come iterazione veneziana del loro programma globale WE ARE OCEAN, selezionato come una delle Azioni ufficiali del Decennio delle Scienze Oceaniche per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Il fondamentale sostegno locale e alla ricerca è garantito da We are here Venice, e il laboratorio è ospitato da CNR-ISMAR, TBA21–Academy e Ocean Space.

Onde

Onde è una metodologia di ricerca attraverso l’atto del camminare, più che un’opera d’arte in sé. L’idea è nata ispirandosi al progetto gemello Ziarah Utara, portato avanti da Tita Salina e Irwan Ahmett a Jakarta dal 2018 in poi, nel contesto del programma globale WE ARE OCEAN, curato da ARTPORT_making waves. La prima camminata è stata resa possibile dal premio MobilityFirst! concesso dalla Asia-Europe Foundation (ASEF). Nel tentativo di creare una connessione diretta con l’ecosistema lagunare, e nello specifico con i Murazzi di Lido e Pellestrina durante la prima camminata, abbiamo realizzato una piccola scultura mobile luminosa: un’onda rossa che si accende in luoghi carichi di significato, dove si percepisce la presenza della laguna, del mare, o di alcuni suoi abitanti particolari. Funziona collegandosi al passato, percependo l’energia del presente o la possibilità di eventi futuri. 

La luce ci ha costretti a fermarci in alcuni punti per capire da dove provenisse quest’energia, per fotografarla e comprenderla meglio. La lentezza del camminare è essenziale per poter sentire un territorio attraverso il proprio corpo, diversamente da quando lo si attraversa velocemente con altri veicoli, e permette di deviare, fermarsi e tornare sui propri passi. La luce è anche servita per incontrare persone esperte del territorio e dell’ecosistema, connesse a questi luoghi, imparando da loro e ritraendole con la scultura. 

Il progetto è per sua natura di lunga durata, prestandosi a essere ripetuto più volte per comprendere i cambiamenti di un territorio, spezzettato in più sezioni e utilizzato per imparare dagli abitanti di questi luoghi. Una prima presentazione dell’esplorazione dei Murazzi è stata celebrata durante la giornata mondiale della Terra, il 22 Aprile 2021, con un talk ospitato da TBA21-Academy e Ocean Space insieme a Tita Salina, Irwan Ahmett (da Jakarta), Åsa Andersson, Carl Michael von Hauswolff e la curatrice di ARTPORT_making waves Anne-Marie Melster (Stoccolma), creando un ponte fra i tre luoghi connessi da problematiche comuni. Prossime tappe saranno la Laguna Nord, da Jesolo a Cavallino e l’entroterra, da Lova a Chioggia e un approfondimento dell’area delle barene di Campalto.