Dieta di Resistenza

Sfruttamento del sottosuolo e dell’Oceano, conflitti politici e militari per l’espansione delle acque territoriali e privatizzazione di beni comuni causano danni non solo ambientali ma anche culturali: svalutando, cancellando e infine dimenticando antiche tecniche produttive. Le diverse conoscenze locali emergono infatti da specificità territoriali, ma stanno venendo ovunque erose per lasciare spazio a tecniche standardizzate, legate a dinamiche industriali e di grande distribuzione, provocando una pericolosa rimozione culturale: un’amnesia collettiva che porta le comunità a dimenticare la propria cultura localizzata e connessione con l’ecosistema – la cosiddetta shifting baseline syndrome.

La progettazione di una dieta di resistenza non intende limitarsi a una specifica area geografica, ma piuttosto essere condivisa con luoghi e persone accomunati da situazioni ambientali, economiche e sociali simili: perdita di suolo fertile e danneggiamento degli ecosistemi marini, inquinamento di terra, aria e acqua, declino della biodiversità, monocolture e pesca eccessiva, utilizzo di sostanze nocive e reti a strascico, spopolamento dei territori e perdita dei saperi tradizionali, standardizzazione di produzione e distribuzione.

Il progetto è stato sviluppato nell’ambito del programma Convivial Table 2024 curato da Barbara Nardacchione nello Spazio Oceano e con la partecipazione di un gruppo di persone selezionate attraverso una open call che ci hanno accompagnato in cinque appuntamenti tra installazioni, escursioni in laguna, talk e workshop.

Foto: Giulia Marzorati

Semi boombastic

Progetto di guerrilla gardening lagunare in occasione della festa della bragora / sagra prodiga a Venezia. Argilla all’alga, terra, acqua e simi di piante e fiori alofiti attaccati nelle prossimità dei canali per una Venezia selvaggia e invasiva (di erbe).

Sguazziamo!

Sguazziamo! è un laboratorio di ecologia fluviale elaborato nel contesto di Fare Acqua, la quarta edizione di Traffic Festival, sulle rive del fiume Cesano, nelle Marche. L’idea parte dall’antico gioco della “pesca al contrario”, una specie di mosca cieca in cui il bambino/a al centro impersona un pesce e, senza usare la vista, deve pescare un altro/a partecipante. Gli altri bambini/e formano un cerchio attorno al pesce e, usando delle canne, pongono delle esche. Quando il pesce prende l’esca, “mangia” il pescatore/rice e i ruoli si invertono. 

A partire da questo gioco storico simbolico, Barena Bianca sviluppa un discorso sui fiumi e i suoi abitanti – pesci e altri organismi – realizzando artigianalmente delle maschere che replicano i pesci dei corsi d’acqua locali e delle esche che possono essere buone o cattive. Attraverso queste, i bambini/e imparano il ruolo dei fiumi, dei loro abitanti, così come l’impatto naturale, chimico e naturale su pesci e fiumi. Dopo aver realizzato la parte didattica e artigianale del laboratorio, i bambini/e sono accompagnati/e in un’esplorazione dell’ecosistema, trovando un luogo dove giocare alla “pesca al contrario” in armonia con il fiume. 

I bambini/e diventano dunque i pesci del fiume attorno a cui abitano, e al contempo ecologisti, coltivatori, scienziati e politici. Attraverso questa sorta di gioco di ruolo si sviluppa una connessione emotiva col fiume, imparando in maniera intuitiva l’inevitabile rapporto vitale tra umani, non umani e corsi d’acqua.

Il laboratorio, pensato e sviluppato sulle sponde del Cesano, è replicabile in ogni luogo attraversato, circondato o affacciato su un corpo d’acqua – fiumi, lagune, laghi o mari.

Piantagruèl

Piantagruèl è un processo partecipativo iniziato da Meta Forte con Barena Bianca, Tocia! e Spontaneus Lab nel Nord della Laguna Veneziana nel 2021. L’edizione 2022 vede aggiungersi altre iniziative dell’ambiente veneziano come We are here Venice e Prometheus Open Food Lab. Attraverso escursioni, laboratori, incontri con esperti locali e altre modalità sperimentali collegate all’idea di “place-based education”, Piantagruèl cerca di approfondire la conoscenza ecologica locale di zone specifiche della penisola del Cavallino e delle sue zone circostanti, tanto verso la laguna quanto verso l’entroterra. Specificamente, il progetto e i suoi partecipanti si sono concentrati sulle erbe spontanee, sulla flora e la fauna del territorio e sulle caratteristiche dell’ecosistema in due sensi: da una parte capire i loro mutamenti e i loro utilizzi tradizionali, dall’altro esplorare possibile sviluppi nel presente e nel futuro.

Sviluppandosi attraverso intere giornate, spesso senza divisione tra momenti educativi e conviviali, Piantagruèl mira a creare un ambiente di apprendimento orizzontale in cui ogni partecipante porta la sua esperienza, e in cui la dimensione ecosistemica gioca un ruolo fondamentale: immergendoci in esso, l’apprendimento tradizionale si mescola a una modalità più diretta e immersiva derivata dalla natura circostante.

Come va lì? Qui…

“Come va lì? Qui…”, parte del programma globale WE ARE OCEAN, è un laboratorio di geografia critica per i ragazzi di Venezia e per chiunque nel mondo conviva con problemi simili, come il degrado ambientale delle zone umide e i crescenti livelli di inquinamento sia nell’aria che nell’acqua, l’erosione delle coste, la subsidenza e le inondazioni sempre più devastanti. Anche lo sviluppo turistico irresponsabile, lo spopolamento delle città e la mancanza di politiche abitative possono essere di reciproco interesse. Questo è un invito a prendersi cura l’uno dell’altro, a pensare al nostro pianeta dal punto di vista delle minacce comuni e della possibilità di condividere soluzioni, piuttosto che dividerlo in piccoli gruppi che competono tra loro. Il laboratorio è sviluppato dal collettivo Barena Bianca come iterazione veneziana del progetto internazionale WE ARE OCEAN, prodotto e commissionato da ARTPORT_making waves con il supporto scientifico di We are here Venice e in collaborazione con TBA21–Academy. Con questo laboratorio vogliamo invitare ognuno a mandare un messaggio che connetta posti apparentemente distanti fra loro: parlare di casa nostra può significare anche parlare di un luogo all’altro capo del mondo, se la minaccia che affrontiamo è la stessa.

Il workshop, inizialmente pensato per funzionare durante il periodo di lockdown da Covid-19, si è poi evoluto in formato analogico nell’anno successivo. Se inizialmente il formato prevalente era quello della “mail art”, con il coinvolgimento di due classi quarte della scuola superiore Benedetti Tommaseo di Venezia si è riusciti a sviluppare il progetto in un formato didattico e interdisciplinare. Allo stesso modo i partecipanti sono stati invitati a inviare una lettera a Venezia – o da Venezia in un luogo scelto, altrove – che descrivesse perché si interessano al posto scelto, perché sono preoccupati, le speranze e i sogni che potrebbero avere per esso, creando così una connessione fra il posto da cui scrivono e il posto a cui scrivono. La conclusione e la presentazione del workshop ha avuto luogo negli spazi del Cnr Ismar di Venezia durante il Global Program “We Are Ocean” curato da Artport Making Waves.

Nella mappa digitale realizzata assieme all’artista Donato Spinelli sono archiviate le lettere raccolte durante il progetto.

Barena Primavera-Estate

Barena Primavera-Estate è stato un workshop sviluppato in collaborazione con Giorgia Cereda e prodotto e coordinato da We Are Here Venice. In occasione del World’s Ocean Day, 20 ragazzi Veneziani hanno riciclato vecchie magliette, sul punto di essere abbandonate, per diventare simboli viventi della Laguna. Ogni ragazzo ha composto la propria immagine sulla tavoletta d’argilla prima di stamparla sulla maglietta, usando piante e fiori delle Barene, dando vita a un’interpretazione personale dell’ecosistema della Laguna. Il video, attraverso la voce di Francesco Da Mosto – architetto, storico e presentatore della BBC – che accompagna immagini tratte dal workshop e dall’esplorazione delle Barene di Campalto, imita di proposito lo stile di una pubblicità che non desidera vendere nulla. Piuttosto, il “mock-mercial” vuole incoraggiare ad adottare una serie di ideali necessari a contrastare la spirale negativa dell’ecosistema veneziano, in cui tanto la popolazione residente quanto la presenza di Barene è declinata del 70% nell’arco dell’ultimo secolo. Ognuno di noi può essere una Barena.

foto: Linda Zennaro

Muevete Muevete

Muevete Muevete Barena è stato un happening didattico prodotto da We Are Here Venice che ha coinvolto 60 bambini di quinta elementare della Scuola Bernardo Canal in un mese di attività, strutturato in tre fasi e culminato in una parata. Durante la prima fase i bambini hanno studiato con noi nelle loro aule la tematica delle Barene, della produzione artistica e abbiamo analizzato alcune problematiche della Laguna, invitandoli anche a un brainstorming per dare forma ai due passi successivi, un workshop in un museo e l’happening nello spazio pubblico.
La seconda fase si è tenuta negli spazi di V-A-C Foundation in collaborazione col team educational e il biologo Lorenzo Bonometto: i bambini sono stati guidati attraverso Laguna Viva, in cui We Are Here Venice ha ricostruito una barena in grandi vasche sul retro del museo, guidati dalle conoscenze scientifiche di Bonometto, per poi costruire un momento di riflessione collettiva in cui ci siamo chiesti il significato delle Barene e della Laguna per Venezia, giocando anche col tessuto per arrivare all’ultima fase.
La settimana seguente i bambini hanno portato un serpentone di tessuto scomponibile di trenta metri sopra la testa da Palazzo delle Zattere a Campo Santo Stefano. Il tessuto è stato stampato con pattern e colori ricavati da foto aeree delle Barene di Campalto, le uniche ancora raggiungibili a piedi in tutta la laguna. L’happening ha rappresentato una materializzazione di spazi marginali e spinti all’estinzione nel centro dello spazio urbano veneziano. Arrivati in Campo, i bambini hanno scomposto il tessuto per poi ricomporlo in tre grandi cornici per dei disegni collettivi sui temi analizzati insieme, ricevendo ognuno uno scampolo di tessuto in dono da portare a casa, per poterlo ricomporre in ogni momento.